
Conoscere ciò che si respira è il primo passo verso la comprensione di quello che ci circonda e delle necessità dell’ambiente. In fondo non sono molti, seppur imprescindibili, i valori che possediamo: alcuni sono immateriali, altri invece sono concreti e di fronte all’indifferenza umana si scoprono fragili e degni di protezione: la terra che ci fornisce nutrimento, l’acqua con cui ci dissetiamo e, forse il più importante, l’aria che respiriamo
Durante l’ultimo anno del dottorato di ricerca in sistemi complessi in medicina, Marco Ivaldi – Università di Torino – ha iniziato ad occuparsi di come misurare la qualità dell’aria che respiriamo. Inizialmente, nel 2013, era tutto molto frustrante: se in città, al di fuori della finestra, si intravedeva un cielo vagamente azzurro e splendeva il sole la percezione che le persone avevano della qualità dell’aria era totalmente opposta alla realtà oggettiva.A nulla valeva mostrare le foto della città dalla cima di una montagna distante pochi chilometri o le misure effettuate su alcuni inquinanti: il problema era impossibile da distinguere dall’interno. Lo stesso valeva per la qualità dell’aria dentro casa: pochissimi riconoscevano la possibilità che l’aria della propria casa potesse essere pericolosamente inquinata.
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