“Fase 2”, 18.6 milioni per “riapertura in sicurezza” del commercio e Pmi
Con misura ‘Io Riapro Sicuro’ risorse anche per bar e ristoranti
Fontana: nostro obiettivo è coniugare ‘ripartenza’ a sicurezza
Si chiama ‘Safe-Working – Io Riapro Sicuro’ il nuovo pacchetto di aiuti per le micro e piccole imprese lombarde per la fase2, che ammonta a 18.680.000 euro, di cui 15.200.000 di Regione Lombardia e 3.480.000 delle Camere di Commercio Lombarde.
Il provvedimento è stato approvato martedì 5 maggio dalla Giunta di Regione Lombardia su proposta dell’assessore allo Sviluppo economico, Alessandro Mattinzoli, con il concerto degli assessori Martina Cambiaghi (Sport e Giovani) e Melania Rizzoli (Istruzione, Formazione e Lavoro).
Adeguata sicurezza
“L’intervento – spiega il presidente Attilio Fontana – è finalizzato a sostenere gli esercizi commerciali e le micro e piccole imprese lombarde che sono state oggetto di chiusura obbligatoria in conseguenza all’emergenza epidemiologica Covid-19. Per aiutarle a riaprire adottando le misure adeguate durante la ‘Fase 2’. E ottenere giusti livelli di sicurezza. Sia per l’impresa stessa con i suoi dipendenti, sia per i clienti, sia, infine, per i fornitori”.
I beneficiari
Il provvedimento riguarda i settori del commercio al dettaglio, dei pubblici esercizi (bar e ristoranti), dell’artigianato, del manifatturiero, dell’edilizia, dei servizi e dell’istruzione.
Sono escluse le aziende che hanno proseguito l’attività e quelle che hanno deciso di introdurre il lavoro agile per tutti i dipendenti.
(Articolo estratto da “Lombardia Notizie Online” – https://www.corriere.it/salute/malattie_infettive/20_agosto_18/goccioline-coronavirus-vive-infettive-isolate-nell-aria-6090bfd4-e08a-11ea-a795-32d7db49e896.shtml )
È ufficiale, il coronavirus è trasportato dal particolato atmosferico
Possibile “indicatore” precoce di future recidive dell’epidemia da Covid-19. Studio effettuato da Sima, ricercatori dell’Università di Bari, Bologna e Trieste, e dell’ateneo di Napoli “Federico II”.
A poco più di un mese dalla pubblicazione di un Position Paper sulla “Valutazione della potenziale relazione tra l’inquinamento da particolato atmosferico e la diffusione dell’epidemia da Covid-19”, la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) annuncia che il coronavirus SARS-Cov-2 è stato ritrovato sul particolato (PM). “Questa prima prova apre la possibilità di testare la presenza del virus sul particolato atmosferico delle nostre città nei prossimi mesi come indicatore per rilevare precocemente la ricomparsa del coronavirus e adottare adeguate misure preventive prima dell’inizio di una nuova epidemia”, anticipa il professor Alessandro Miani, presidente della Sima.
“Questa prima parte della ricerca mirava espressamente a cercare la presenza dell’RNA del SARS-CoV-2 sul particolato atmosferico. Le prime evidenze relative alla presenza del coronavirus sul particolato provengono da analisi eseguite su 34 campioni di PM10 in aria ambiente di siti industriali della provincia di Bergamo, raccolti con due diversi campionatori d’aria per un periodo continuativo di 3 settimane, dal 21 febbraio al 13 marzo”, spiega Leonardo Setti, coordinatore del gruppo di ricerca scientifica insieme a Gianluigi De Gennaro e a Miani.
(Articolo estratto da “AGI – Agenzia Italiana” – https://www.corriere.it/salute/malattie_infettive/20_agosto_18/goccioline-coronavirus-vive-infettive-isolate-nell-aria-6090bfd4-e08a-11ea-a795-32d7db49e896.shtml )
Covid, mangiare al ristorante è l’attività più a rischio. La ricerca: «La probabilità di contagio raddoppia»
Non sono emerse differenze significative nel rischio per lo shopping, le riunioni in casa con meno di 10 persone, per la frequentazione di uffici, palestre, parrucchieri, trasporti pubblici o cerimonie religiose. Chi invece era stato in un ristorante ha mostrato una probabilità doppia di contagio. «L’esposizione al virus al ristorante è stata legata alla circolazione dell’aria – scrivono gli autori – la direzione e l’intensità dei flussi potrebbero influire sulla trasmissione del virus anche se le misure di distanziamento sono applicate correttamente. Le mascherine non possono essere indossate mentre si mangia o si beve, mentre altre attività, come lo shopping, non le precludono».
(Articolo estratto dal “Il Mattino” – https://www.ilmattino.it/primopiano/sanita/coronavirus_ristorante_rischio_contagio_ricerca_news-5456607.html )
Aria: un elemento sottovalutato necessario per la vita del Pianeta

Conoscere ciò che si respira è il primo passo verso la comprensione di quello che ci circonda e delle necessità dell’ambiente. In fondo non sono molti, seppur imprescindibili, i valori che possediamo: alcuni sono immateriali, altri invece sono concreti e di fronte all’indifferenza umana si scoprono fragili e degni di protezione: la terra che ci fornisce nutrimento, l’acqua con cui ci dissetiamo e, forse il più importante, l’aria che respiriamo
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Goccioline di coronavirus vive e infettive isolate nell’aria: la prova in un nuovo studio
In molti sono ancora piuttosto scettici sul fatto che il coronavirus possa diffondersi anche per via aerea e solo di recente anche l’Organizzazione mondiale della sanità , su input di un gruppo di scienziati, ha ammesso questa possibilità di contagio: non solo tosse e starnuti ma anche goccioline più piccole che fluttuano nell’aria prima di evaporare, emesse mentre si parla o si respira possono essere veicolo di contagio. Ma queste goccioline sono effettivamente infettive? Che si produca aerosol, soprattutto espirando profondamente, cantando o parlando ad alta voce è noto. Ora però un nuovo studio ha dimostrato che le goccioline di aerosol contengono virus vivi e non solo frammenti di materiale genetico. Insomma, la prova che gli scienziati attendevano: il virus nell’aria è infettivo.
(Articolo estratto dal “Corriere della Sera” – https://www.corriere.it/salute/malattie_infettive/20_agosto_18/goccioline-coronavirus-vive-infettive-isolate-nell-aria-6090bfd4-e08a-11ea-a795-32d7db49e896.shtml )
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Coronavirus, ecco come un bar può trasformarsi in un focolaio
Mascherine e distanziamento sociale sono i due principali alleati nella lotta per la prevenzione del coronavirus. Vi sono luoghi, però, dove è molto difficile rispettare queste due precauzioni.
Andare al bar o in un ristorante al chiuso può aumentare i fattori di rischio. .In uno studio realizzato dal dottor Julian W. Tang, professore associato dell’Università di Leicester, ha dimostrato come un locale al chiuso con scarsa areazione possa trasformarsi in un focolaio. .I risultati di questa nuova simulazione sono mutuati da uno studio effettuato nel periodo 2010-2012 per studiare i contagi del virus influenzale del 2009.
(Articolo estratto da “LaStampa” – https://www.lastampa.it/cronaca/2020/07/22/news/coronavirus-in-italia-impennata-dei-contagi-l-emilia-romagna-supera-la-lombardia-focolai-anche-in-basilicata-1.39112349)